Spesso si sente parlare, soprattutto in inverno, di anticiclone termico e di anticiclone dinamico.

Sono entrambe aree di alta pressione, ma aventi caratteristiche diverse.

L’anticiclone dinamico è meglio conosciuto come l’anticiclone delle Azzorre o l’anticiclone del Pacifico.

Queste due aree di alta pressione sono permanenti e presenti tutto l’anno.

Concentriamoci sull’alta delle Azzorre che è quella che influenza il nostro clima più o meno direttamente.

In estate spesso si espande verso Ovest ed è garanzia di bel tempo sul nostro territorio senza alti tassi di umidità e quindi senza afa.

Purtroppo, negli ultimi anni, la fascia degli anticicloni sub-tropicali si sono alzati di latitudine di qualche grado verso nord e quindi la loro sede si è spostata maggiormente verso il Mediterraneo.

Per queste ragioni, in estate, spesso si va incontro a risalite di aria molto calda (che diventa umida attraversando il Mar Mediterraneo e quindi provoca afa con temperature percepite molto alte) dal Nord Africa con isoterme veramente eccessive (+18/20 ai 1500m) che portano poi le conseguenze climatiche che sono sotto gli occhi di tutti quali, ad esempio, il costante ritiro dei ghiacciai.

L’autunno 2016, è stato caratterizzato dalla costante e fissa presenza dell’anticiclone delle Azzorre con contributi di aria calda sub-tropicale che ha portato temperature in quota molto elevate e la totale assenza di precipitazioni. Lo stesso anticiclone caratterizzò buona parte dell’inverno mettendo in difficoltà l’ecosistema con la quasi totale assenza di neve sulle Alpi e problemi di siccità estesi in tutta Italia.

In inverno, invece, normalmente l’alta pressione delle Azzorre si sposta in pieno Oceano Atlantico permettendo così il transito di fronti atlantici sulla nostra penisola e quando si eleva verso Nord, sul suo bordo Orientale permette la discesa di aria fredda proveniente dal Nord Europa.

Oppure, si eleva verso Nord piegandosi poi verso Nord-Est e portando ad isolare una cella anticiclonica in Scandinavia; questo permette le retrogressioni fredde di aria artico-continentale proveniente dalle steppe russe. 

Se poi interviene una perturbazione atlantica da Ovest, c’è occasione di avere neve in Pianura Padana in modo diffuso grazie al cuscino freddo formatosi con l’irruzione di aria artico-continentale e la successiva sedimentazione al suolo di aria fredda. Ecco i due principali motivi per cui viene definito dinamico in inverno.

Purtroppo negli ultimi inverni complice una compattezza esagerata del VP e quindi, di conseguenza, una corrente a getto molto tesa e senza ondulazioni l’anticiclone delle Azzorre si è esteso sui paralleli risultando molto forte tanto da vedere ogni fronte che tentava una discesa verso l’Italia essere disintegrato dall’anticiclone.

L’anticiclone termico è conosciuto come l’anticiclone russo-siberiano detto orso russo.

Questo tipo di anticiclone si forma con la persistenza di aria molto fredda al suolo che forma uno strato pellicolare; è caratterizzato da un regime alto pressorio al suolo con in quota geopotenziali bassi e termiche decisamente fredde. L’alta pressione, forte delle gelide temperature al suolo, diviene sempre più stabile e resistente alle incursioni cicloniche artiche e quindi è sempre più difficile smantellarlo.

E’ in grado di mandare le sue masse di aria gelide verso Ovest se l’anticiclone delle Azzorre collabora con la dinamica sopra spiegata dell’isolamento di una cella di alta pressione in Scandinavia chiamata anche Ponte di Weikoff.